Le abbiamo conosciute grazie a star internazionali come Audrey Hepburn e Diana Vreeland. Abbiamo avuto modo di ammirarle al Metropolitan Museum of Art di New York. Le calzature Dal Co’, realizzate esclusivamente a mano, hanno fatto la storia dell’Alta Moda italiana. Come è nato tutto ciò? Siamo andati a scoprirlo con la nipote del fondatore, Silvia.
Alberto Dal Co’, giovane calzolaio di Traversetolo (Parma), subito dopo la seconda guerra mondiale, spinto dalla sorella Amabile, madre delle sarte Fontana, si trasferisce a Roma e apre, in Via Crispi 35, un negozio con annesso laboratorio per calzature su misura. Nel 1951 si sposta a Porta Pinciana. Collabora con le grandi firme dell’Alta Moda del momento, come Schuberth, Fabiani, Lancetti e Carosa.
All’epoca la calzatura si realizzava a stretto contatto con le sartorie d’alta moda, un abito importante aveva le scarpe e la borsa della stessa stoffa, spesso decorata da ricami fatti a mano. Si servivano da lui: Gina Lollobrigida, Soraya, Ava Gardner, Brigitte Bardot, Linda Christian e Audrey Hepburn.
Alberto Dal Co’ contribuì a diffondere la moda del tacco alto e a stiletto su cui si ergevano raffinatissime decolletè. Creò per Diana Vreeland delle pantofoline in pelle con coccarda in gros-grain. Alcuni suoi modelli sono esposti al Metropolitan Museum of Art.
Tra i modelli storici si ricorda la scarpa “Paparazzo”, creata nel 1953: una decolletè con un sottile tacco fornito di una rondella a piccole lamine, da usare contro l’invadenza dei fotografi.
Oggi, il negozio e il laboratorio sono a Roma in Via Vittoria n°65. Continuano la tradizione la figlia Nives e la nipote Silvia.