Lo shopping di lusso viaggia con il turismo

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Il 30% dei ricavi mondiali dei brand di lusso è generato quando ci si trova all’estero: la propensione all’acquisto di alcuni consumatori cresce infatti in viaggio e la spesa, per alcune nazionalità, è maggiore che in patria. L’analisi dell’impatto economico dei turisti è stato reso noto dallo studio “Who buys Where: Decrypting cross-border Luxury Demand Flows” – condotto da Contactlab, specialista nel customer engagement, in collaborazione con Exane BNP Paribas. Secondo il report ad acquistare beni di lusso fuori “casa” sono soprattutto i viaggiatori provenienti dai paesi emergenti, in particolare i turisti provenienti da nazioni quali Russia, Cina, India, Brasile e Messico. In questi paesi, i clienti che acquistano beni di lusso all’estero ammontano in media al 30-40% circa, con l’eccezione dei viaggiatori russi che arrivano a compiere addirittura il 70% del proprio shopping in altri paesi, guadagnandosi così il primato in questa particolare analisi.

Preferiscono invece lo shopping in patria europei, americani e giapponesi che comprano prodotti luxury prevalentemente nei propri paesi di provenienza. Chi compra all’estero, di questi paesi, è solo una piccola percentuale: gli americani (meno del 10%), i giapponesi (circa il 10%) e poi italiani, francesi e spagnoli che all’estero acquistano solo poco più del 10% di quanto spendono in patria.

L’impatto dei paesi emergenti

La spesa dei turisti provenienti dai paesi emergenti è però un dato importante di cui tener conto, un trend in crescita con un aumento del 3,5% registrato dal 2014 al 2015. Questo è un contributo determinante, in termini di fatturato, per i brand dei paesi di destinazione, un ricavo generato dai turisti del lusso. Uno dei fattori chiave sul raggiungimento di questi risultati di “Who buys Where: Decrypting cross-border Luxury Demand Flows” è il rapporto tra il numero di viaggiatori provenienti da un determinato paese e diretti all’estero, rispetto a quelli in entrata. In questo senso, secondo il report, la regione del Golfo e gli Emirati registrano un equilibrio perché hanno un volume importante di viaggiatori del lusso provenienti dall’Estremo Oriente e dalla Russia, nonché un flusso consistente di propri viaggiatori diretti verso l’Europa. Anche Stati Uniti e Giappone hanno un flusso relativamente bilanciato sia per incoming che outcoming ma con una prevalenza, per il comparto lusso, di clienti domestici. L’Europa invece – soprattutto Italia, Francia e Spagna – presenta un quadro a sé stante, con pochi capitali in uscita per lo shopping di lusso ma un flusso in entrata molto alto proveniente dai turisti internazionali: nei paesi europei di lunga tradizione culturale, circa il 50-80% del fatturato proviene infatti dai viaggiatori del lusso.

Quanto spendono i clienti “internazionali”?

Quanto spendono dunque questi clienti internazionali? Il report indica che lo scontrino medio dei turisti provenienti da Russia, Brasile, Emirati Arabi, USA e Giappone è in generale più alto all’estero che in patria, mentre quello di cinesi e coreani è del 20-30% più basso quando acquistano in Europa e Giappone, rispetto al loro paese d’origine. I cinesi però hanno mantenuto stabile la spesa internazionale per beni di lusso mentre russi e brasiliani l’hanno ridotta. Hanno incrementato invece il valore d’acquisto americani, coreani e taiwanesi. È evidente l’impatto positivo sull’economia non solo del comparto luxury ma anche su quello delle destinazioni che ricevono i flussi di turismo incoming. Questi turisti del lusso stanno diventando una voce importante nel bilancio delle aziende del lusso ed è importante che i brand colgano l’opportunità di interagire con questi interlocutori. Fondamentale è quindi, sottolinea il management di Contactlab, riuscire influenzare le scelte dei viaggiatori internazionali e offrire loro un’esperienza di valore, ovunque essi si trovino. Con passaporto e carta alla mano.

Tratto da Lusso Style di Settembre 2016