Made in Italy, esaltiamo la nostra cultura

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Made in Italy. Fatto in Italia. Come al solito, noi italiani siamo bravissimi ad esaltare il lavoro e le qualità altrui, ma siamo pessimi nel valorizzare ciò che di buono ci ritroviamo in casa. Quella definizione, Made in Italy, noi ci limitiamo a tradurla come sopra, ma all’estero, nel resto del mondo, questa “etichetta” ha un valore ben diverso.

Fino a poco tempo fa, infatti, il brand Made in Italy era meno quotato solo rispetto ai marchi Coca-Cola e Visa, poi qualcosa è cambiato ed è scivolato al quinto posto. Dispiaciuti? Certo che lo siamo, ma comunque rimane il fatto che questo “marchio di fabbrica”, caratterizzato dalla presenza di una bandiera tricolore al proprio fianco, sia un sinonimo di eccellenza. Eccellenza italiana, frutto del sacrificio, dell’impegno e della professionalità di uomini e donne che hanno dedicato la propria vita al lavoro, alla creazione di imprese che ancora oggi regalano lustro a questo nostro scapestrato Paese. Versace, valentino, Armani, Fiat, Ferrari, Prosciutto di Parma, Grana Padano, Barilla, Nutella, Pininfarina: sono solamente alcuni tra i nomi che hanno contribuito a rendere unico un simile brand, che di fatto rappresenta unicamente un attestazione del Paese natale dell’inventore di questo o quel prodotto, ma che per tutto il mondo rappresenta garanzia di qualità assoluta.

Dicevamo, per tutto il mondo, tranne che per noi italiani. Le nostre griffe esportano in tutto il globo e sono apprezzate come nessun altro, noi facciamo fatica a renderci conto di quanto siamo grandi. Spesso sono gli imprenditori stessi a non credere più nelle possibilità proprie e delle aziende che dirigono e non sono stati pochi i casi di grandi brand italiani ceduti a multinazionali straniere: perché? Sarebbe troppo facile rispondere che il motivo unico siano i soldi, ma noi crediamo che dietro ci sia molto di più. Ci sia fondamentalmente la sensazione di non riuscire mai ad essere profeti in patria e molto spesso la certezza che sia le opere dei nostri “geni” possano essere maggiormente apprezzate oltrecortina. C’è una atavica indifferenza verso le creazioni nostrane, almeno inizialmente, da parte dei nostri stessi concittadini e non è raro che molte aziende consacrino le proprie ambizioni all’estero. Un peccato. Perché se solo noi imparassimo a credere in quello che siamo, nelle nostre capacità, forse non avremmo così tanti problemi. E mi piange il cuore ogni volta che vedo un brand italiano che sposta la propria sede sociale in Francia o negli Stati Uniti, perché in fondo mi sento responsabile di un atto quasi sanguinoso nei confronti della nostri economia. Non voglio far nomi, perché è antipatico, ma se andiamo a leggere le griffe italiane controllate da autentici colossi dell’economia mondiali, che noi stessi con il nostro Made in Italy, contribuiamo a rendere ancor più forti, un po’ di amarezza ci assale. Pur mantenendo le sedi operative in Italia ed un management spesso italiano, a prender le decisioni ci pensano altri e ciò non può farci piacere.

Bisognerebbe che noi tutti tornassimo a sbandierare al cielo con orgoglio la cultura del Made in Italy, credendo nei nostri valori, nelle nostre abilità e mettendo da parte quell’iniziale titubanza verso ciò che non proviene da Stati ultrareclamizzati. Siamo diventati un popolo di esterofili mentre all’estero la nostra bandiera viene esaltata a più non posso. Mangiamo Nutella un po’ tutti, ma questo non basta. Abbiamo bisogno di tornare ad amare ciò di cui siamo maestri. Nella moda, nell’automotive, nel ramo alimentare siamo certamente tra i migliori del pianeta. Dobbiamo amare il Made in Italy, perché spesso ciò che cerchiamo è più vicino di quanto noi possiamo pensare…

 

Da Lusso Style di Luglio 2014