Si è conclusa ieri la nuova edizione della Milano Fashion Week che dal 19 al 25 febbraio 2019 ha creato un clima febbricitante di attesa e stupore per le strade della città. Brand più noti si sono alternati a nuove promesse del fashion system, tutte molto valide. Le Maison si sono sfidate a colpi di outfit in passerella ma anche di hashtag sui social.
L’omaggio a Karl Lagerfeld di Fendi
Gucci è risultato il nome più attivo su Instagram, guadagnando fino a 175 mila seguaci in più. A seguire Versace e Fendi. Quest’ultima ha sfilato per la prima volta senza il direttore creativo Karl Lagerfeld, scomparso proprio qualche giorno prima della fashion week. Per l’occasione durante la sfilata sono state proiettate delle immagini che lo ricordano nei momenti di maggior successo ed una “F” stilizzata con un cuore nero, un elogio simbolico che ha fatto commuovere tutti i partecipanti. La sfilata si è conclusa con la colonna sonora “Heroes” di Davi Bowie e Gigi Hadid in passerella, la sua modella preferita. Le presentazioni di Gucci e Prada sono state le più cruente, tendenti al dark, l’una con spuntoni ed aculei e l’altra con giacche militari simil armatura.
Le sfilate delle grandi firme
A Villa Arconati l’attenzione va al couturier Piccioli che lavora sull’eccentricità dei piumini come capo unico, trasformandolo in un costume all over. Moschino mette in scena un telequiz anni ’80, patinato e decisamente eccentrico ma pur sempre il linea con il suo stile. Jeremy Scott raffigura un mondo coloratissimo con mini dress in jersey, cristalli e pelletteria color oro. Tra i nomi emergenti quello di Lucilla Ferretti con il suo marchio Drusilla Clothing. Per l’occasione ha disegnato di suo pugno la capsule “Twenty-Nine” di cinque abiti sia femminili che maschili in tessuto wax.
La sfilata di Dolce&Gabbana si è ispirata alle donne di Cinecittà e di Botticelli ma anche di altri artisti storici quali Michelangelo e Piero della Francesca. Da qui la sartorialità unica dei capi presentati in passerella: tutto è cucito e ricamato ad arte, ogni dettaglio è studiato su misura. Sul finale i due stilisti hanno presentato i capi da sera, con vestaglie di chiffon e sottovesti con pizzo e dettagli in marabù.
Capi iconici per Act n.1 di Luca Lin e Galib Gassanoff; chemisier e felpe diventano anche gonne in tulle o seta. Angel Chen disegna un mondo favolistico con unicorni e personaggi della tribù cinese dei Qiang. Per l’occasione vengono utilizzati solo tessuti ecosostenibili come i fili che sono ricavati dale bottiglie in plastica riciclata. Un passo indietro nei tempi anche per Max Mara che arriva agli Anni ’90 con un Ian Griffiths che afferma che il femminismo non deve temere il glamour. E’ una donna libera che tuttavia non indossa abiti di modelli maschili per affermare la sua tempra. Si possono indossare tranquillamente stivali alti, taille, dolcevita e mini-dress.